Secondo questo approccio il grado di benessere, così come le eventuali difficoltà di una persona, sono da osservare nell’interazione tra l’individuo, le persone e l’ambiente in cui vive e come si è sviluppata la sua storia. È in queste relazioni che si strutturano i modi di percepire e costruire il rapporto con sé stessi, gli altri e il mondo dei valori. Questo punto di vista trasforma il modo di considerare e quindi di operare anche in termini di cambiamento nel momento in cui ci si trova di fronte a difficoltà o sintomi. La persona non è più considerata portavoce di problematiche personali ma entro i continui scambi con l’altro e l’appartenenza al contesto, dove anche un sintomo può acquistare specifici ruoli e funzioni. Il modello sistemico relazionale si diffuse negli Stati Uniti negli anni 50, per vivere un momento di grande propulsione grazie al lavoro della “Scuola di Palo Alto” e il Mental Research Institute, con i loro maggiori esponenti (Bateson, Jackson, Haley, Watzlawick), tra i principali centri di sviluppo della terapia sistemica familiare.