I bambini fra i 2 e i 3 anni che presentano un ritardo nell’acquisizione del linguaggio, quindi un mancato o lento sviluppo di tale competenza, in assenza di patologie neurologiche, sensoriali e cognitive, vengono definiti Parlatori Tardivi. Si tratta di bambini che parlano poco: producono meno di 50 parole a 24 mesi e/o non combinano due o più parole a 30 mesi.

Lo sviluppo del linguaggio è in ogni caso caratterizzato da una grande variabilità inter-individuale ed alcuni bambini, senza trattamento, rientrano all’interno dei normali range di sviluppo. Altri bambini possono però permanere nella fragilità e rivelare un disturbo evolutivo specifico.

L’età dei 3 anni costituisce una sorta di spartiacque tra i bambini parlatori tardivi e i bambini con un probabile disturbo specifico di linguaggio.

Il Disturbo Specifico di Linguaggio (DSL) è un disturbo evolutivo caratterizzato da una persistente difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di diverse modalità di linguaggio. È definito specifico in quanto non causato da altri disturbi evolutivi del bambino, quali ritardo mentale, compromissione uditiva, alterazioni neurologiche, disfunzioni motorie o disturbi della sfera relazionale. La difficoltà può manifestarsi in maniera più o meno grave, in comprensione e/o in produzione, coinvolgendo tutte o solo alcune delle componenti del linguaggio e cioè:

  • fonetica-fonologia (i suoni)
  • lessico-semantica (le parole e i significati)
  • morfosintassi (le frasi)
  • narrazione (il racconto)

È molto importante monitorare lo sviluppo del linguaggio del bambino e intervenire precocemente in caso di ritardo o difficoltà (anche prima dei 3 anni) per prevenire successivi disturbi emozionali dovuti alle difficoltà nella comunicazione coi coetanei e gli adulti e per prevenire disturbi di apprendimento. È, infatti, fondamentale monitorare l’evoluzione del disturbo anche in fase scolare poiché molti bambini con DSL presentano successivamente un disturbo specifico dell’apprendimento.